venerdì 24 giugno 2011

Mappa concettuale

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Per il prof Marchis: "Le ho inviato un'email sul contatto vmarchis@libero.it"

mercoledì 22 giugno 2011

"Toy Story"






The history of the

Il trenino






La storia del modellismo ferroviario (parte I, parte II)



Train toy manufacturers:

lunedì 20 giugno 2011

Invenzioni

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La prime bambole meccaniche

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Edison's "Talking Doll"
Il fonografo di Edison applicato alla bambola parlante







domenica 19 giugno 2011

Il primo "Orsacchiotto"

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The History of the Teddy Bear:

  • Article written by Marianne Clay
  • "The Teddy Bear Museum" ( link 1 e 2 )
  • Jewish Virtual Library (link)
  • Wikipedia (link)

Joshua Lionel Cowen

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La vita di Joshua Lionel Cowen (Wikipedia)

I rapporti tra la ditta americana "Lionel" e quella italiana "Rivarossi" (link)

Alcuni dei brevetti di J.L.Cowen:

( da Google Patents)

giovedì 16 giugno 2011

"Crepereia Tryphaena"

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Alle pendici del colle Celio, nel luogo ove furono le scale del tempio dell'imperatore Claudio, divinizzato da Nerone, sorge un palazzotto realizzato dall'architetto Nicola Salvi -l'autore della Fontana di Trevi- sede di un museo denominato Antiquarium Comunale . Nel giardino sono esposti elementi architettonici di tutti gli stili adottati dai Romani, varie fogge di mosaico pavimentale, diverse stele funerarie ed altri elementi ornamentali, un campionario completo dei marmi pregiati provenienti da ogni parte dell'Impero romano. All'interno si conservano importanti affreschi antichi, staccati dai muri delle case scavate dagli archeologi nell'Ottocento e nel Novecento. Vi sono poi reperti relativi agli impianti idraulici: tubi di piombo, pompe e quant'altro attinente agli acquedotti ed alla distribuzione dell'acqua pubblica. Ma l'oggetto più prezioso dell'Antiquarium è il corredo funerario della giovane romana Crepereia Tryphaen, il cui sarcofago fu ritrovato nel 1889 durante gli scavi per la costruzione del palazzo di Giustizia sul Lungotevere.

Questa ragazza vissuta nel II secolo dopo Cristo, morì intorno ai vent'anni, forse di parto, dopo un breve matrimonio. Quando novella sposa si trasferì nella sua nuova casa, recò con se un giocattolo al quale -evidentemente- era molto legata: una "pupa", una bambola d'avorio con il suo corredo. La bambola è alta circa 20 centimetri ed ha le articolazioni snodate alla spalla, all'anca e persino al gomito ed al ginocchio, snodi che nemmeno oggi possiede la più famosa delle bambole. Le mani hanno le unghie, i piedi sono perfettamente delineati ed il volto, decisamente bello, è sovrastato da capelli disposti in un'acconciatura di sei trecce raccolte sul capo a corona, la pettinatura tradizionale delle spose romane. Nella vetrina sono esposti la scatola che doveva contenere gli abiti della bambola ed un piccolo pettine. Vi sono inoltre anelli ed altri gioielli di Crepereia, non particolarmente preziosi, ma di discreta fattura.

E' commovente osservare quest'oggetto così raffinato che è giunto sino a noi dopo quasi duemila anni, una testimonianza dell'amore di chi lo donò e dell'attaccamento di una fanciulla ad un giocattolo a lei talmente caro da chiedere di portarlo nell'ultimo viaggio ed averlo con se per sempre.


Link:

http://megasalexandros.limewebs.com/blog/?p=86 (Blog "Megas Alexandros")

http://www.lorenzograssi.it/archivio/Barbie.pdf ( "Quelle barbie dell'antichità" di Lorenzo Grassi, Articolo apparso su "Metro, Roma", 06/06/2006)

giovedì 2 giugno 2011

"Homo Ludens" di Johan Huizinga



"Man only plays when
in the full meaning of the word
he is a man,
and he is only completely a man
when he plays."

J. Friedrich von Schiller



Nella sua opera “Homo ludens” (1938) il saggista olandese Johan Huizinga sostiene che quattro sono le caratteristiche più importanti del gioco:
1) La libertà del soggetto che si mette a giocare. Il gioco è un atto libero, che si compie solo perché procura gioia.
2)
Il gioco non rappresenta la vita vera. Il bambino sa che quando gioca fa per scherzo, è una finta, ma lo compie ugualmente con grande serietà.
3)
Il gioco è limitato nel tempo e nello spazio.
4)
Il gioco porta in un’altra dimensione, che è nella parte più intima dell’uomo.


Il gioco non rappresenta un’attività puramente infantile, bensì una
necessità insita nell’adulto di ogni età, che sente il bisogno di impegnarsi in particolari esercizi congeniali alla propria personalità e che gli permettono di soddisfare pure certe esigenze di competitività e di evasione necessarie al proprio equilibrio psichico e fisico.
E’ comunque il bambino a dedicare la maggior parte del tempo e delle energie in attività ludiche; nel gioco il bambino scarica l’energia repressa nelle ore scolastiche, allaccia amicizie, esprime liberamente la sua creatività e si diverte a calarsi nel mondo dei “grandi”.
Fin dall’antichità i bambini avevano a disposizione numerose opportunità di gioco legate alla vita all’aperto e all’utilizzo di materiali facilmente reperibili nell’ambiente(sassi, pezzi di legno, avanzi di stoffa..): è interessante notare come
in tutto il mondo i giochi più elementari siano molto simili tra loro e accomunino bambini di etnie e lingue diverse.

mercoledì 1 giugno 2011

DALL'OTTOCENTO AI GIORNI NOSTRI




La pedagogia dell’ottocento e dei secoli esorta al gioco; il pedagogista tedesco F.Froebel (1782-1852) affermava che il gioco è la vera attività naturale del bambino e che dai giochi dipendono le future relazioni del bambino; tra l’800 e il 900 il pensiero di Dewey, della Montessori e di Piaget segneranno l’affermazione definitiva dell’attività ludica come componente fondamentale dello sviluppo del bambino.

Nella società ottocentesca il giocattolo diventò sempre più importante, soprattutto in Francia, Inghilterra e Germania nacquero
fabbriche per la produzione di giocattoli in serie, divisi a seconda dei ceti, per età e sesso.
Già nel 1793 a Norimberga un commerciante aveva in catalogo più di 12000 articoli (bambole, soldati, animali…) in tutte le possibili dimensioni e varietà di prezzi.

L’industria del giocattolo visse la sua stagione d’oro tra il 1850 e il 1914; particolare successo riscossero i giocattoli di latta, perché oltre alla precisione nella fattura e nella ricerca di eleganza nelle forme , riproducevano le grandi invenzioni meccaniche. Vennero infatti realizzati trenini, automobili, navi; vennero anche creati clowns e animali dotati di movimenti automatici molto semplici.
L’industria del giocattolo incise in modo preponderante sull’
economia dei paesi produttori, ma l’Italia iniziò tardi la sua produzione; per i giocattoli in legno la prima industria sembra essere nata ad Asiago nel 1885, mentre la prima industria di giocattoli e di bambole è stata la Furga di Canneto sull’Oglio (Mantova) nel 1872.
Proprio nel campo della produzione di bambole si assistette ad una produzione enorme di esemplari, destinata sia la mercato europeo che americano, per poter soddisfare una clientela sempre più vasta ed esigente.

Negli anni 20 e 30 del Novecento iniziarono e si svilupparono industrie del settore, soprattutto tedesche, che proprio tra le due guerre raggiungono l’apice della qualità nella produzione.
Ma la seconda guerra mondiale sconvolse tutto, per cui le fabbriche furono chiuse o distrutte, le materie prime si esaurirono.
Nella faticosa fase di ricostruzione qualcosa era ormai cambiato: si iniziò a fare uso di nuovi materiali, come la celluloide e la plastica, che apportarono una vera rivoluzione nella produzione di bambole e balocchi.
Nel frattempo le teorie pedagogiche vanno sempre più affermando il ruolo fondamentale del gioco nel processo di apprendimento e formazione del bambino.
Nel 1899 nacque a Brooklyn il primo Museo dei Bambini, in cui si partiva dal presupposto che il bambino ha metodologie di apprendimento diverse dall’adulto e quindi impara più facilmente giocando e sperimentando alcune realtà che rappresentano un continuo stimolo alla creatività e all’immaginazione.
Attualmente solo negli Stati Uniti esistono
300 musei per bambini finalizzati a tre attività di apprendimento: imparare facendo, imparare esplorando, imparare toccando. In Europa a partire dagli anni 70 c’è stato uno sviluppo di iniziative museali rivolte ai bambini, ma in Italia solo nel 1998 è stato aperto a Genova il primo Museo dei Bambini.

Negli ultimi anni c’è stato un progressivo interesse per
la storia del gioco e del giocattolo, per cui sono nate mostre, iniziative, esposizioni con la partecipazione attiva dei bambini, per far conoscere loro come giocavano i coetanei di un tempo (come avviene presso il Centro per la Cultura Ludica di Torino o presso l’Accademia del Gioco dimenticato di Milano).
Sono inoltre stati aperti musei del giocattolo con diverse specializzazioni:
  • Museum of Childhood fondato a Edimburgo nel 1957, il primo ad utilizzare il giocattolo come chiave di lettura per la storia dell’infanzia; l’Art de l’enfance a Rumilly in Francia raccoglie 10.000 giocattoli.
In Italia troviamo: