"C'è una tradizione sull'origine del capitello corinzio. Una fanciulla di Corinto, ormai in età da marito, morì per una malattia. Dopo il funerale, la sua nutrice raccolse tutti quegli oggetti (ninnoli e giocattoli), che le erano stati cari, in un canestro che depose sopra la tomba, coprendolo con una tegola, affinché quei ninnoli durassero più a lungo lì all'aperto. Il canestro fu casualmente appoggiato sopra una radice di acanto. Questa, schiacciata sotto il suo peso, all'inizio di primavera produsse foglie e viticci che, crescendo lungo i fianchi del canestro, furono costretti dagli angoli sporgenti della tegola a piegare la parte più alta delle loro fronde in forma di voluta. Callimaco, passando nei pressi della tomba, notò quel canestro circondato da tenere fronde. Fu attratto dall'originalità di quella composizione e pensò di riprodurla sui capitelli delle colonne a Corinto, determinandone le proporzioni. Così nacque il capitello corinzio".
venerdì 20 maggio 2011
sabato 14 maggio 2011
Il Seicento e il Settecento
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Nel 1600 il filosofo e pedagogo inglese John Locke (1632-1704) affermava: “Tutti i giochi dei bambini devono essere volti a formare buone abitudini…..Ogni cosa che i bambini fanno in quella tenera età lascia loro qualche impressione, e da essa ricevono una tendenza al bene o al male…”
Con il suo libro “Pensieri sull’educazione” del 1693 Locke fu il primo a incoraggiare la curiosità dei bambini, considerandola un’importante fonte di apprendimento.
Meno di un secolo dopo, nel 1762, venne pubblicato l’”Emile” di J.J.Rousseau, nel quale venne sottolineato l’aspetto del gioco come fonte di gioia, il migliore degli stimoli per l’attività del bambino. Andavano, tuttavia, diffondendosi, soprattutto nella società inglese, le idee del Metodismo e dell’Anglicanesimo Evangelico, per i quali la volontà dei bambini doveva essere fermata e quindi poco gioco e niente giocattoli.
Al di là di queste radicate convinzioni, gran parte della pedagogia riteneva che il movimento e l’attività fisica fossero necessari per uno sviluppo armonioso del corpo, per cui erano ben visti i giochi all’aperto come saltare la corda, moscacieca, rincorrersi, nascondino, bandiera..
Un aspetto curioso della bambola di questo periodo: diventa messaggera della moda parigina nelle corti reali e case altolocate, per far conoscere le ultime novità in fatto di abbigliamento.
Uno dei personaggi più significativi del periodo è l'inventore del primo telaio automatico: Jacques de Vaucanson. Egli è inoltre famoso per aver costruito alcuni automi, tra i quali un piccolo flautista completamente automatizzato dotato di labbra mobili, una lingua meccanica che fungeva da valvola per il flusso dell'aria e dita mobili le cui punte in pelle aprivano e chiudevano i registri del flauto.
Ma la sua più grande opera fu un'anatra, un automa di tale versatilità da non essere ancora stato superato. L'anatra poteva bere acqua con il becco, mangiare semi di grano e replicare il processo di digestione in una camera speciale, visibile agli spettatori; ognuna delle sue ali conteneva quattrocento parti in movimento, che potevano simulare alla perfezione tutte le movenze di un'anatra vera.
Voltaire fu cosi colpito da questi automi da battezzare Vaucanson "il rivale di Prometeo".
Verso la seconda metà del XVIII secolo avviene un cambiamento verso una maggiore espansione della fabbricazione dei giocattoli. La distribuzione avveniva sia attraverso i venditori ambulanti nelle fiere che nelle botteghe specializzate che, oltre ai tradizionali giocattoli, incominciavano a proporre giochi di carte, tombole, gioco dell’oca, abbecedari, immagini a stampa con immagini infantili.Ciò significava maggiore attenzione da parte degli adulti al mondo dei bambini, dedicando loro più tempo e investendo in modo più cospicuo in materiale didattico.
Inoltre nel 700 cominciarono a comparire i giochi che derivavano dalle grandi invenzioni del secolo, come le lanterne magiche, che utilizzavano le leggi dell’ottica per proiettare immagini, e gli ingegnosi giocattoli animati; nel 1701 in Inghilterra fu venduto un bambolotto che poteva girare gli occhi ed emettere vagiti, mentre si dovrà aspettare il secolo successivo per bambole parlanti e che camminano.
martedì 10 maggio 2011
Il Rinascimento
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Solo nel Rinascimento si verifica un vero salto di qualità per quanto riguarda il giocattolo.
Le prime fabbriche di bambole di cui si ha notizia compaiono nel XV° secolo in Germania, a Norimberga, dove già dal finire del 1300 si erano formate corporazioni di maestri artigiani specializzati nella lavorazione del legno.
In seguito nel 1500 anche i Paesi Bassi cominciarono a produrre bambole in legno, a cui sia aggiunse alla fine del secolo la produzione francese in gesso e cartapesta. In particolare fu creato un modello vestito in modo raffinato e costoso, realizzato solo per i reali e gli aristocratici, chiamato la “parisienne” perché fabbricato a Parigi.
Insieme con la bambola e il suo corredo vestiario, inizia anche la produzione di piccoli oggetti: preziose stoviglie, lussuosi corredi, elaborate case.
Già da tempo era nota l’importanza del gioco nello sviluppo psicofisico del bambino e i più illustri pensatori affermavano il ruolo educativo del gioco.
Già nel 1500 Montaigne (1533-92) sosteneva che “i giochi dei fanciulli non sono giochi e bisogna giudicarli come le loro azioni più serie”.
Nel 500 e nel 600 avviene una significativa innovazione che secondo alcuni storici costituisce un segnale rilevante e una tappa importante per il riconoscimento della personalità infantile. Si è
cominciato a creare per il bambino piccolo, almeno negli strati più alti della società, un abbigliamento speciale che lo distingue dagli adulti. Questo abbigliamento particolare dei bambini, soprattutto dei maschietti, in una società dove le forme esteriori erano molto importanti, attesta il mutamento avvenuto nei loro confronti.
Per approfondire:
"Il secolo dei giochi" di Mariateresa Truncellito
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La storia del giocattolo,
Michel de Montaigne
giovedì 5 maggio 2011
Il Medioevo
« Quando si parte il gioco de la zara, colui che perde si riman dolente, repetendo le volte, e tristo impara; con l'altro se ne va tutta la gente; a cui porge la man, più non fa pressa; e così da la calca si difende. » |
Dante, Purgatorio, VI,vv.1-9
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In questo periodo il gioco non cambiò molto rispetto ai secoli passati; i bambini avevano
sempre a disposizione biglie, cerchio, bastoni e mazze, palle. Nei primi secoli del medioevo il
giocattolo e la bambola vissero un periodo incerto: pochi sono i rinvenimenti archeologici e scarse
le fonti letterarie. Il vuoto di questi secoli può essere spiegato dai lunghi periodi di invasioni
barbariche, che distrussero e condizionarono la vita delle popolazioni, portando miseria e povertà di commerci. Inoltre i giocattoli e le bambole erano costruiti in casa con mezzi di fortuna, in forme
rozze e con materiali talmente deperibili da non lasciare traccia dopo il loro utilizzo; le prime bambole medievali che ci sono pervenute risalgono circa al 1200-1300.
I giocattoli dei periodi successivi riflettono le conoscenze tecniche dell’epoca, come mulinelli ad alette, piccoli mulini a vento, chiuse e forni; esistevano degli artigiani che creavano appositamente oggetti per bambini, ma ciò era riservato alle classi agiate, mentre i bambini del popolo costruivano da soli i propri giocattoli utilizzando ciottoli, pezzi di legno e stoffa, conchiglie, ecc...
A differenza del giocattolo dell’antichità quello medievale non presentava probabilmente una
precisa distinzione tra maschi e femmine, per cui i bambini giocavano anche con la bambola. Ma il giocattolo aveva un’altra funzione, quella di influenzare il destino e la posizione sociale del bambino: al futuro prete l’altare in miniatura o piccoli oggetti liturgici, al militare i soldatini di piombo o terracotta oppure piccoli cannoni, spade di legno, archi..Alle bambine invece, che dovevano prepararsi alla vita coniugale, venivano regalati fusi per filare, stoviglie e arnesi per cucinare, ma soprattutto bambole per sognare il ruolo di mamma; per chi si preparava alla via del convento, anche la bambola era vestita in modo adeguato.
Nella società medievale, secondo lo storico francese Ariès, non esisteva una separazione rigorosa
tra i giochi e i giocattoli riservati ai bambini e quelli praticati dagli adulti: gli stessi erano comuni ad entrambi. Ma già a partire dal Quattrocento tale polivalenza tende a diminuire per poi sparire, vanno aumentando le rappresentazioni della prima infanzia unitamente a scene di gioco in cui compaiono il cavallino di legno, il mulino a vento, l’uccello trattenuto da un legaccio e più raramente le bambole.
Per approfondimenti:
"Il Gioco nel Medioevo" di Stefania Sivo
"Il Gioco nel Medioevo" di Francesco Lepore
sempre a disposizione biglie, cerchio, bastoni e mazze, palle. Nei primi secoli del medioevo il
giocattolo e la bambola vissero un periodo incerto: pochi sono i rinvenimenti archeologici e scarse
le fonti letterarie. Il vuoto di questi secoli può essere spiegato dai lunghi periodi di invasioni
barbariche, che distrussero e condizionarono la vita delle popolazioni, portando miseria e povertà di commerci. Inoltre i giocattoli e le bambole erano costruiti in casa con mezzi di fortuna, in forme
rozze e con materiali talmente deperibili da non lasciare traccia dopo il loro utilizzo; le prime bambole medievali che ci sono pervenute risalgono circa al 1200-1300.
I giocattoli dei periodi successivi riflettono le conoscenze tecniche dell’epoca, come mulinelli ad alette, piccoli mulini a vento, chiuse e forni; esistevano degli artigiani che creavano appositamente oggetti per bambini, ma ciò era riservato alle classi agiate, mentre i bambini del popolo costruivano da soli i propri giocattoli utilizzando ciottoli, pezzi di legno e stoffa, conchiglie, ecc...
A differenza del giocattolo dell’antichità quello medievale non presentava probabilmente una
precisa distinzione tra maschi e femmine, per cui i bambini giocavano anche con la bambola. Ma il giocattolo aveva un’altra funzione, quella di influenzare il destino e la posizione sociale del bambino: al futuro prete l’altare in miniatura o piccoli oggetti liturgici, al militare i soldatini di piombo o terracotta oppure piccoli cannoni, spade di legno, archi..Alle bambine invece, che dovevano prepararsi alla vita coniugale, venivano regalati fusi per filare, stoviglie e arnesi per cucinare, ma soprattutto bambole per sognare il ruolo di mamma; per chi si preparava alla via del convento, anche la bambola era vestita in modo adeguato.
Nella società medievale, secondo lo storico francese Ariès, non esisteva una separazione rigorosa
tra i giochi e i giocattoli riservati ai bambini e quelli praticati dagli adulti: gli stessi erano comuni ad entrambi. Ma già a partire dal Quattrocento tale polivalenza tende a diminuire per poi sparire, vanno aumentando le rappresentazioni della prima infanzia unitamente a scene di gioco in cui compaiono il cavallino di legno, il mulino a vento, l’uccello trattenuto da un legaccio e più raramente le bambole.
Per approfondimenti:
"Il Gioco nel Medioevo" di Stefania Sivo
"Il Gioco nel Medioevo" di Francesco Lepore
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domenica 1 maggio 2011
Il mondo antico
Le scoperte archeologiche hanno messo in evidenza che i primi giocattoli veri e propri riproducevano armi ed aratri (a simboleggiare le due principali attività delle popolazioni antiche, l’agricoltura e la guerra), oppure oggetti di uso quotidiano, realizzati in miniatura e in forma più rudimentale.
Anche la bambola può essere considerata uno dei primi giocattoli infantili: inizialmente ebbe un valore più complesso di quello soltanto ludico, legato cioè alla religiosità primitiva e alla fertilità femminile. La bambola intesa propriamente come giocattolo viene fatta risalire circa al 2000 a.C. nell’Egitto faraonico ed era realizzata con materiali diversi come l’avorio, il legno e la terracotta.
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In tutte le civiltà antiche ricorrono costantemente alcuni tipi di giocattoli: gli animali da trainare, sonagli e poppatoi, rocchetti, carrettini, cerchi, marionette. I giocattoli venivano regalati ai bambini in diverse occasioni: prima di tutto al momento della nascita, quando era imposto il
nome al neonato (come era costume nel mondo romano), durante le feste religiose, come ricompensa per risultati
scolastici o successi ottenuti..Sia in Grecia che a Roma esistevano attività specializzate per la costruzione di giocattoli come palle, trottole e astragali, che venivano venduti nelle agorà greche o nelle fiere romane.
Persino personaggi come i matematici Archimede o il filosofo pitagorico Archita si cimentarono nella creazione di veri congegni per il gioco; proprio Archita inventò i “crepitacula”, equivalenti ai nostri sonaglini.
Il giocattolo possedeva una valenza importante: maschi e femmine imparavano a conoscere i propri ruoli. Ci sono giochi che maschi e femmine facevano insieme, come giocare alla palla, agli astragali e alla trottola, ma ce n’erano altri che segnavano la distinzione tra i due sessi; alle bambine venivano regalati gli utensili da cucina o le bambole con arredi e corredi, mentre ai maschi si davano cerchi, carrettini e soldatini in stagno (universalmente conosciuti da romani, etruschi, greci ed egizi).
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