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Solo nel Rinascimento si verifica un vero salto di qualità per quanto riguarda il giocattolo.
Le prime fabbriche di bambole di cui si ha notizia compaiono nel XV° secolo in Germania, a Norimberga, dove già dal finire del 1300 si erano formate corporazioni di maestri artigiani specializzati nella lavorazione del legno.
In seguito nel 1500 anche i Paesi Bassi cominciarono a produrre bambole in legno, a cui sia aggiunse alla fine del secolo la produzione francese in gesso e cartapesta. In particolare fu creato un modello vestito in modo raffinato e costoso, realizzato solo per i reali e gli aristocratici, chiamato la “parisienne” perché fabbricato a Parigi.
Insieme con la bambola e il suo corredo vestiario, inizia anche la produzione di piccoli oggetti: preziose stoviglie, lussuosi corredi, elaborate case.
Già da tempo era nota l’importanza del gioco nello sviluppo psicofisico del bambino e i più illustri pensatori affermavano il ruolo educativo del gioco.
Già nel 1500 Montaigne (1533-92) sosteneva che “i giochi dei fanciulli non sono giochi e bisogna giudicarli come le loro azioni più serie”.
Nel 500 e nel 600 avviene una significativa innovazione che secondo alcuni storici costituisce un segnale rilevante e una tappa importante per il riconoscimento della personalità infantile. Si è
cominciato a creare per il bambino piccolo, almeno negli strati più alti della società, un abbigliamento speciale che lo distingue dagli adulti. Questo abbigliamento particolare dei bambini, soprattutto dei maschietti, in una società dove le forme esteriori erano molto importanti, attesta il mutamento avvenuto nei loro confronti.
Per approfondire:
"Il secolo dei giochi" di Mariateresa Truncellito
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